Si avvicinava il giorno e lui aveva cercato di distrarsi in tutti i modi, per non fissare la sua mente solo su cosa lo aspettava.
Ma quella porta lo fissava, lo chiamava. A tratti ricordava come si erano svolti i fatti, ma era tanta la potenza di quel ricordo che, subito dopo, la sua mente cercava di espellerlo. E vi riusciva.
C'erano voluti anni, ma era riuscito a tenere sotto controllo la sua parte violenta. Aveva lavorato molto su se stesso. Aveva faticato molto a controllarsi. Non sapeva nemmeno lui come ce l'aveva fatta. O forse sì. Si era annientato, nei sentimenti e nel corpo, vivendo una vita anonima e insignificante. Ma quelle sue abitudini, quella routine, lo avevano salvato.
Ma i suoi sogni erano spesso occupati da ricordi avvelenati.
Arrivò, finalmente, il giorno dell'appuntamento. Sabato.
Lui si alzò di buon ora, fece colazione, dette da mangiare a Peppe, lavò subito la sua tazza. Era nervoso, ma faceva di tutto per frenarsi. Ma sapeva, in cuor suo, che non sarebbe stato facile. La sua parte irrazionale gli imponeva di fare quello che non avrebbe voluto.
D'improvviso, sentì l'impulso inarrestabile di tornare ad aprire la porta. Si diresse verso la stanza, girò la chiave ed aprì. Il letto era candido, la stanza semi-buia. Accanto al letto un armadio chiuso a chiave. Tocco il legno levigato dell'armadio e girò la sua chiave: era tutto a posto.
Tutto pronto. - pensò il suo io istintivo.
Il terrore lo afferrò alla gola. Per un momento il Mario abitudinario e insignificante vacillò. Sentì che la testa gli girava. L'energia di quella stanza gli toglieva quella misera lucidità che gli rimaneva.
Chiuse l'armadio e uscì di corsa. Si sedette e aspettò di riprendersi.
Un'ora dopo, era in strada, diretto alla botteghina di alimentari poco distante da casa sua. Comprò alcune cose per la cena. Tutto procedeva bene. Nel migliore dei modi.
La donna avrebbe dovuto telefonargli verso mezzogiorno, per confermare la sua presenza e per sapere come arrivare a casa sua.
A mezzogiorno spaccato, il telefono squillò. Lei, cinguettando, lo salutò e richiese gli ultimi dettagli per arrivare lì.
Mario fu cordiale, per quanto il suo carattere glielo permettesse. La donna si disse felice di quell'incontro.
Mario attaccò la cornetta con lentezza. Si sedette accanto alla finestra, con la faccia tra le mani e pianse.