Morì.
Lasciando un corpo poco usato.
Temeva che sarebbe successo.
E nel pieno dell'adempimento del proprio dovere.
Senza aver avuto neanche la soddisfazione di usare
il suo esile corpo un po' di più. Un po' più spesso.
Si era risparmiato, con l'intenzione di vivere più a lungo.
Aveva curato il suo aspetto, non aveva fatto troppi sforzi.
Per conservare il suo corpo, il più integro possibile.
Buon cibo. E poco. Poca ginnastica.
Qualche seduta dal fisioterapista. La maglia della salute.
Sempre l'ombrello quando pioveva. Mai a piedi nudi per casa.
Aveva fatto attenzione a microbi e batteri.
E loro, fortunatamente, lo avevano evitato.
Fino a quel giorno. In quella stanza.
Quattro mura scalcinate e scarabocchiate.
Tre finestroni, derubati delle loro guarnizioni anti-spiffero.
E lui lì, in piedi.
Ben vestito e pettinato.
Un velo di polvere bianca sulle sue dita.
Ma non era droga. No: ne era terrorizzato.
Era gesso....bianco, fine, impalpabile.
Così lasciò questo mondo e il suo corpo in ordine.
Ed esalò il suo ultimo respiro con parole
che non furono sentite: "Vieni tu alla lavagna....."
E giù.
Se ne accorse Matteo, della prima fila.
Un quarto d'ora dopo.
Cristina