lunedì 20 febbraio 2012

IL RICORDO DI BERENICE - terza puntata

Arrivò a casa alle cinque in punto. Come sempre.
Mise la chiave nella toppa ed aprì la pesante porta. Appoggiò la gabbietta vicino alla finestra, su un vecchio tavolinetto.
Si tolse il cappotto e lo attaccò. Gesti che faceva tutti i giorni e che, da una parte, lo rassicuravano, dall'altra lo condannavano alla solita monotonia.
Si sedette sul divanetto che lui copriva con un telo stampato, a fiori. Sua madre glielo aveva dato anni fa. Era un ricordo degli anni passati, quando lui era un ragazzino.
Accanto a lui c'era la radio. La accese sulla sua stazione preferita. Una cosa che a lui piaceva: la musica classica. Maria Callas, con la sua voce cristallina e la sua personalità forte e fragile, lo incantava
Si rilassò per un momento. E fu così che l'immagine della donna incontrata sulle Mura gli tornò alla mente. Non le aveva nemmeno chiesto come si chiamava. Ma, in qualche insondabile modo, lo aveva colpito.
Si fece cullare dal sorriso confortante di lei e dalla sua voce.
Dopo quel breve riposo, si alzò per prepararsi la cena. Cenava presto, verso le sei e mezzo. Così poteva vedere qualche quiz in televisione e poi andarsene a letto.
Aprì il frigo. Erano rimaste poche cose. Lui odiava cucinare, ma era solo e non poteva far a meno di mangiare qualcosa. Trovò il tonno e prese i fagioli dalla dispensina accanto alla cucina. La cena c'era. Il pane: quello del giorno prima. Non avrebbe avuto molto da fare, si disse.
Quindi, dedicò qualche momento a dare a Peppe il suo mangime ed anche un po' di erbette che aveva raccolto sulle Mura. Peppe lo guardò incuriosito. Poi, timidamente si avvicinò alle erbette.
Mario mise la tovaglietta sul tavolino che stava proprio davanti al televisore. Nel passare davanti allo specchio si guardò. Era un uomo triste. Senza vita. Era già quasi morto e se ne rendeva conto.
Ebbe di nuovo, forse per contrasto, la stessa immagine del sorriso radioso della donna. Pensò che, forse, avrebbe avuto bisogno ancora di quel momento. Avrebbe voluto avere quella donna lì, solo per vederla sorridere. Non era importante quello che diceva. Per la prima volta, dopo anni, sentiva il bisogno di un gesto amabile come quello. Si meravigliò di sè. Che era successo?
Per porre fine a quella nostalgia mista alla frenesia provocata dal ricordo, si disse che il giorno seguente avrebbe cercato quella donna sulle Mura e si sarebbe seduto sulla stessa panchina per aspettarla. Se la fortuna lo avesse aiutato, sarebbe riuscito nel suo intento.
Ma lui non credeva nella fortuna. Solo nel caso.
Preparò la tavola, con misere cose, rovesciò il tonno ed i fagioli nel piatto. Si tagliò una fetta di pane. Si versò un po' di vino, allungato con l'acqua ed iniziò a mangiare, guardando il suo gioco in tv.
Aveva rimandato al giorno dopo tutte le sue aspettative.

1 commento:

  1. Ciao Cri,
    eccomi qui...ho visto che hai apprezzato le tartellette...

    ...io attendevo la terza puntata!

    :-)

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