domenica 12 febbraio 2012

IL RICORDO DI BERENICE - seconda puntata

La passeggiata sulle Mura iniziò salendo il ripido passaggio accanto alla sua Porta preferita. Quella che portava un nome di donna: Elisa. Peppe saliva con lui, oscillando nella sua gabbietta.
Faceva freddo e Mario si era messo un cappotto grigiastro ed una sciarpa nera. Si sentiva bene quando sulle Mura c'era poca gente, come quel giorno. Arrivò su e iniziò a camminare, a passo lento. Ogni suo passo mostrava la sua stanchezza e malinconia. Strusciava un po' le scarpe, come trascinandosi dietro i suoi piedi. Peppe lo guardava.
Le poche persone che incontrò erano quelle che, irriducibilmente, avevano bisogno, come lui, di quella passeggiata. E non  si meravigliarono del suo compagno alato. Solo in estate, quando il suo percorso quotidiano pullulava di turisti e sportivi improvvisati, la sua presenza destava curiosità. E lui odiava essere al centro dell'attenzione.
Arrivò, lentamente al primo baluardo delle Mura e sentì il bisogno di sedersi un pò. Mise Peppe sulla panchina accanto a lui e si mise a respirare quell'aria fredda e umida. Ed a osservare.
Davanti a sè c'era un giardino, che si poteva ammirare bene dalla sua posizione. Un orto botanico. Si diceva che fosse legato ad una leggenda in cui una nobildonna aveva perso la vita cadendo nel suo stagno una notte. La gente del posto raccontava che la sua carrozza fosse stata data alle fiamme dal Diavolo, che inseguiva la bella donna. Ma lui non credeva alle leggende. La sua unica realtà era la sua.
Seduto immobile, ammirava gli alberi del giardino.
Senza che lui se ne accorgesse, una donna si era messa a sedere accanto a Peppe.
Dopo qualche secondo, Mario sentì un respiro profondo accanto a loro. Si voltò. C'era una donna, vicino a lui. Si era messa a giocare con Peppe.
La cosa, ad un primo impatto, lo aveva disturbato molto. Ma la donna alzò lo sguardo e gli sorrise. Un bellissimo sorriso, nonostante non fosse più giovane, nè bella. Il suo sorriso, per un momento, lo rilassò.
Una signora di un'età indefinibile, tra i cinquanta ed i sessanta. Vestita in modo distinto ma comodo. Un po' sovrappeso.
La donna prese per prima la parola: "Che bello questo canarino! Complimenti! Ne ho anch'io alcuni a casa. Sono la mia passione."
Mario non era interessato a questa conversazione. Ma, per cortesia, disse: "Ah, bene."
La donna non si fece raggelare dalla sua risposta e continuò con gli elogi ai canarini e proseguì con enumerare i vari animali  che aveva ed aveva avuto. Mario ascoltò. La donna amava parlare.
Mentre parlava, ogni tanto Mario la osservava e, piano, piano, rimase colpito da quel sorriso, bonario e rassicurante. Gli occhi di Mario di bloccarono sulla sua bocca. Ne rimase estasiato.
Non gli era mai successo. I suoi occhi ora specchiavano le labbra, i denti, le smorfie della donna.
Cominciò ad interessarsi a quello che diceva, seppur ovvietà per lui.
Ad un tratto le disse, questa volta partecipando alle parole che stava per dire: "E' di queste parti? Io sono di qui."

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