martedì 28 febbraio 2012

IL RICORDO DI BERENICE - quarta puntata

Quando aprì gli occhi, il mattino dopo, si sentiva bene. Aveva voglia di alzarsi e prepararsi il solito caffè, ma aveva anche fame.
Dopo una visita in bagno, andò diretto in cucina, meravigliandosi della forza e della strana positività che si sentiva dentro.
E poi, si ricordò. Il sorriso non l'aveva mai abbandonato. Persino durante la notte l'aveva sognato.
Si disse che nel pomeriggio sarebbe andato a sedersi su quella panchina davanti al laghetto ed avrebbe atteso. Una specie di frenesia lo prese. Erano anni che non provava quei sentimenti. Erano anni che non provava sentimenti.
Dopo il caffè, bevuto in compagnia di Peppe, cominciò a sbrigare quelle poche commissioni che un uomo solo aveva da fare. Mise un po' in ordine, fece una lavatrice, pulì il bagno. Aveva voglia di mettere un po' a posto nella sua casa e, forse, nelle sue giornate vuote.
Mentre stava spolverando il comò, si ricordò della foto vista il giorno prima ed ebbe voglia di tornare ad osservarla.
Aprì il cassetto e gli occhi della donna erano lì. Un tuffo al cuore. Prese con le dita tremolanti la foto ed ebbe l'impulso di baciarla. Quella ragazza d'altri tempi non era mai uscita dal suo cuore. Nessun evento della sua vita aveva cancellato il suo ricordo. Riaprì gli occhi, dopo quel bacio delicato ed ammirò ancora quel viso sorridente. Gli mancava ancora.
In tempi passati, aveva avuto la tentazione di non sopravviverle, ma gli eventi e la mancanza di coraggio lo avevano trattenuto. Così, lui era ancora lì, nonostante tutto.
Accuratamente, rimise la foto amata nel cassetto ed il buio calò di nuovo su quel viso.

Come avrebbe passato il tempo che intercorreva prima di tornare su quella panchina? Un senso di vuoto lo assalì. Decise di andare a pagare qualche conto arretrato, lasciato qua e là per negozi. I soldi erano misurati, ma, tirando un po' sui conti, ce la poteva fare.
Ordine, mettere ordine.
Uscì e, a piedi, si avviò nelle botteghe che aspettavano che lui saldasse i suoi debiti.
A fatica, ma arrivarono le tre, ora della sua passeggiata sulle Mura con Peppe. Eseguiti i soliti riti della partenza, finalmente, arrivò alla salita delle Mura. La panchina era là, vicina. Peppe si fece trasportare là e si lasciò accomodare gentilmente accanto a Mario.
Ma ecco, come un miraggio, un'altra persona abitudinaria. La donna del giorno prima, che arrivava a passo svelto e con aria allegra.
Mario la vide e le fece un cenno di saluto con la testa. La donna si avvicinò, si sedette e gli sorrise.
Ora finalmente Mario capì. Quel sorriso lo conosceva. Apparteneva ai suoi ricordi. Come? Non riuscì a capirlo subito, ma realizzò questo: quel sorriso gli apparteneva.

giovedì 23 febbraio 2012

LUCCA in febbraio

Ancora qualche foto in libertà, passeggiando per la città.

Il Duomo di San Martino


uno dei leoni che "circolano" sulle Mura

Via dei Fossi

via dei Fossi


una panchina delle Mura


scorcio delle Mura


i colori dei prati delle Mura


laghetto dell'Orto Botanico


interno dell'ex chiostro di San Micheletto


fontana di San Micheletto

lunedì 20 febbraio 2012

IL RICORDO DI BERENICE - terza puntata

Arrivò a casa alle cinque in punto. Come sempre.
Mise la chiave nella toppa ed aprì la pesante porta. Appoggiò la gabbietta vicino alla finestra, su un vecchio tavolinetto.
Si tolse il cappotto e lo attaccò. Gesti che faceva tutti i giorni e che, da una parte, lo rassicuravano, dall'altra lo condannavano alla solita monotonia.
Si sedette sul divanetto che lui copriva con un telo stampato, a fiori. Sua madre glielo aveva dato anni fa. Era un ricordo degli anni passati, quando lui era un ragazzino.
Accanto a lui c'era la radio. La accese sulla sua stazione preferita. Una cosa che a lui piaceva: la musica classica. Maria Callas, con la sua voce cristallina e la sua personalità forte e fragile, lo incantava
Si rilassò per un momento. E fu così che l'immagine della donna incontrata sulle Mura gli tornò alla mente. Non le aveva nemmeno chiesto come si chiamava. Ma, in qualche insondabile modo, lo aveva colpito.
Si fece cullare dal sorriso confortante di lei e dalla sua voce.
Dopo quel breve riposo, si alzò per prepararsi la cena. Cenava presto, verso le sei e mezzo. Così poteva vedere qualche quiz in televisione e poi andarsene a letto.
Aprì il frigo. Erano rimaste poche cose. Lui odiava cucinare, ma era solo e non poteva far a meno di mangiare qualcosa. Trovò il tonno e prese i fagioli dalla dispensina accanto alla cucina. La cena c'era. Il pane: quello del giorno prima. Non avrebbe avuto molto da fare, si disse.
Quindi, dedicò qualche momento a dare a Peppe il suo mangime ed anche un po' di erbette che aveva raccolto sulle Mura. Peppe lo guardò incuriosito. Poi, timidamente si avvicinò alle erbette.
Mario mise la tovaglietta sul tavolino che stava proprio davanti al televisore. Nel passare davanti allo specchio si guardò. Era un uomo triste. Senza vita. Era già quasi morto e se ne rendeva conto.
Ebbe di nuovo, forse per contrasto, la stessa immagine del sorriso radioso della donna. Pensò che, forse, avrebbe avuto bisogno ancora di quel momento. Avrebbe voluto avere quella donna lì, solo per vederla sorridere. Non era importante quello che diceva. Per la prima volta, dopo anni, sentiva il bisogno di un gesto amabile come quello. Si meravigliò di sè. Che era successo?
Per porre fine a quella nostalgia mista alla frenesia provocata dal ricordo, si disse che il giorno seguente avrebbe cercato quella donna sulle Mura e si sarebbe seduto sulla stessa panchina per aspettarla. Se la fortuna lo avesse aiutato, sarebbe riuscito nel suo intento.
Ma lui non credeva nella fortuna. Solo nel caso.
Preparò la tavola, con misere cose, rovesciò il tonno ed i fagioli nel piatto. Si tagliò una fetta di pane. Si versò un po' di vino, allungato con l'acqua ed iniziò a mangiare, guardando il suo gioco in tv.
Aveva rimandato al giorno dopo tutte le sue aspettative.

venerdì 17 febbraio 2012

Charlie Chaplin - Luci della Città (1931) - l'incontro di boxe - YouTube

Charlie Chaplin - Luci della Città (1931) - l'incontro di boxe - YouTube

Vorrei ricordare ancora la grandezza di Charlie Chaplin con questo spezzone da Luci della Città che mi ha fatto molto ridere.
E' delicato, originale e divertente. Come solo i grandi sanno fare.
Cristina

LEZIONE DI CUCINA DEL MAROCCO

Continuo a partecipare, con grande interesse, alle lezioni di cucina organizzate  dal Comune di Capannori.
Le lezioni sono tutte tenute da persone immigrate a Lucca da poco o molto tempo.
Questa volta la cuoca era una signora, accompagnata da sua figlia adolescente, che traduceva quello che diceva.
Gli incontri sono interessanti per i sapori, i profumi di terre più o meno lontane, per le musiche ma anche per conoscere le situazioni che hanno portato questi "nuovi" italiani nel nostro paese. Spesso sono storie dolorose, ma finite, in modi avventurosi, abbastanza bene.
Ecco alcuni momenti della lezione.

Tagin di pesce e peperoni


pasticceria del Marocco


verdurine che accompagnano l'insalata di riso


Tagin nei loro classici contenitori

dolce allo yogurt marmorizzato


tè alla menta

la cena è pronta


frittellone di cavolfiore


pane tipico marocchino

domenica 12 febbraio 2012

IL RICORDO DI BERENICE - seconda puntata

La passeggiata sulle Mura iniziò salendo il ripido passaggio accanto alla sua Porta preferita. Quella che portava un nome di donna: Elisa. Peppe saliva con lui, oscillando nella sua gabbietta.
Faceva freddo e Mario si era messo un cappotto grigiastro ed una sciarpa nera. Si sentiva bene quando sulle Mura c'era poca gente, come quel giorno. Arrivò su e iniziò a camminare, a passo lento. Ogni suo passo mostrava la sua stanchezza e malinconia. Strusciava un po' le scarpe, come trascinandosi dietro i suoi piedi. Peppe lo guardava.
Le poche persone che incontrò erano quelle che, irriducibilmente, avevano bisogno, come lui, di quella passeggiata. E non  si meravigliarono del suo compagno alato. Solo in estate, quando il suo percorso quotidiano pullulava di turisti e sportivi improvvisati, la sua presenza destava curiosità. E lui odiava essere al centro dell'attenzione.
Arrivò, lentamente al primo baluardo delle Mura e sentì il bisogno di sedersi un pò. Mise Peppe sulla panchina accanto a lui e si mise a respirare quell'aria fredda e umida. Ed a osservare.
Davanti a sè c'era un giardino, che si poteva ammirare bene dalla sua posizione. Un orto botanico. Si diceva che fosse legato ad una leggenda in cui una nobildonna aveva perso la vita cadendo nel suo stagno una notte. La gente del posto raccontava che la sua carrozza fosse stata data alle fiamme dal Diavolo, che inseguiva la bella donna. Ma lui non credeva alle leggende. La sua unica realtà era la sua.
Seduto immobile, ammirava gli alberi del giardino.
Senza che lui se ne accorgesse, una donna si era messa a sedere accanto a Peppe.
Dopo qualche secondo, Mario sentì un respiro profondo accanto a loro. Si voltò. C'era una donna, vicino a lui. Si era messa a giocare con Peppe.
La cosa, ad un primo impatto, lo aveva disturbato molto. Ma la donna alzò lo sguardo e gli sorrise. Un bellissimo sorriso, nonostante non fosse più giovane, nè bella. Il suo sorriso, per un momento, lo rilassò.
Una signora di un'età indefinibile, tra i cinquanta ed i sessanta. Vestita in modo distinto ma comodo. Un po' sovrappeso.
La donna prese per prima la parola: "Che bello questo canarino! Complimenti! Ne ho anch'io alcuni a casa. Sono la mia passione."
Mario non era interessato a questa conversazione. Ma, per cortesia, disse: "Ah, bene."
La donna non si fece raggelare dalla sua risposta e continuò con gli elogi ai canarini e proseguì con enumerare i vari animali  che aveva ed aveva avuto. Mario ascoltò. La donna amava parlare.
Mentre parlava, ogni tanto Mario la osservava e, piano, piano, rimase colpito da quel sorriso, bonario e rassicurante. Gli occhi di Mario di bloccarono sulla sua bocca. Ne rimase estasiato.
Non gli era mai successo. I suoi occhi ora specchiavano le labbra, i denti, le smorfie della donna.
Cominciò ad interessarsi a quello che diceva, seppur ovvietà per lui.
Ad un tratto le disse, questa volta partecipando alle parole che stava per dire: "E' di queste parti? Io sono di qui."

lunedì 6 febbraio 2012

IL RICORDO DI BERENICE - giallo a puntate (prima puntata)

Mario era un uomo tranquillo. Si potrebbe dire "un tipo posato".
Abitava in un condominio di periferia, in una zona tranquilla quanto desolata.
I suoi vicini, nonostante gli anni ivi passati, lo conoscevano appena.
Se qualcuno li avesse mai intervistati, su di lui avrebbero potuto dire che era un uomo di mezza età, nè brutto nè bello, non sposato. Donne: poche o nessuna. Amici: idem.
Insomma, il classico uomo silenzioso, mite, che, ai più, poteva apparire trasparente.
La sua unica compagnia vivente era un canarino. Uno solo, come lui.
Il suo appartamento era arredato con la mobilia lasciatagli dagli anziani genitori, ormai morti da tempo. All'entrare nella sua abitazione si respirava un'atmosfera che sapeva di chiuso, di muffa e di solitudine. Ecco perchè i suoi conoscenti non amavano andarlo a trovare ed i suoi vicini evitavano perfino di chiedergli aiuto.
Un uomo senza storia. Un uomo con un vago futuro davanti.
Aveva un'unico svago: andare a passeggiare tutti i giorni alle tre sulle Mura della sua città. Lucca.
Prendeva la sua macchina grigiastra, che risaliva ad una ventina di anni prima e, dopo meticolosa preparazione, partiva alla volta della sua passeggiata giornaliera. In compagnia di Peppe, il canarino, che lo accompagnava nella sua gabbietta. Non sarebbe mai partito senza. Un po' per paura, un po' per abitudine.

Era un lunedì. Erano le tre meno un quarto quando si stava preparando ad uscire, quando gli cadde l'occhio su una vecchia foto che si trovava in un cassetto di un tarmito comò, che non apriva da anni. Le mani percorsero la superficie liscia ed ingiallita di una foto. Una donna con un cane stava seduta su una sedia, in un salotto. I suoi occhi lo guardarono. Un ricordo gli attraversò la mente, ma non fece in tempo a fermarlo. La donna era in abiti eleganti, in posa, proprio per farsi fotografare. Portava una collana di perle e scarpe con un fiocco sul davanti. I capelli ondulati raccolti sul dietro. Mario ripercorse nella memoria le vicende ma decise di ricacciarle indietro. Così come la foto, che rimise, con mano malferma, nella sua scatola. Chiuse il cassetto del comò e uscì. Con Peppe.

giovedì 2 febbraio 2012

IL POSTO FISSO

Ma che fai? Sei impazzito?
Hai un progetto troppo ardito!

Vorresti fare sempre il ragioniere?
Presto diventerai un carpentiere.

Volevi lavorare alle Poste?
Tra poco, in trattoria, come oste.

Pensavi, eh?, di essere una maestra?
No, in una mensa preparerai minestra.

Non volevi mica essere ingegnere?
Ah, perchè non fare un po' il cameriere?

Avevi studiato come avvocato?
Ma che ti salta in mente? Sei limitato!

Il tuo lavoro ti piace davvero molto?
Non hai capito: non sei abbastanza colto.

Perchè tra poco tempo, non ti preoccupare,
ogni tre anni  o meno potrai cambiare.

Ma come? Pensi di essere un po' vecchio per questa vita?
Che dici?!! Avere un posto fisso è solo una fatica!

Allora, dai, perchè ti vuoi annoiare ogni mattina?
Ogni settimana qualcuno lancerà una monetina.
e sceglierà il destino di ogni fattorina.

Oggi, qui, domani, là.
Che bella la flessibilità!!!
Non fare il fesso, lo stoccafisso:
dimenticati del posto fisso!!!




IMMAGINI SENZA TITOLO


notte in piazza Napoleone

lampioni cittadini



Cupola di San Girolamo illuminata
il passaggio a livello più piccolo che conosco



e ora prendiamo la mira....



si gioca?

nebbia al mattino

Lucca, ville storiche e neve

Ieri, dopo gli svariati annunci, è arrivata la neve!! Dove abito io non tanta come gli ultimi due anni, ma, nei dintorni, ci sono dei bei panorami, che ieri sono andata a fotografare. In particolare, sono passata nella zona delle ville storiche che circondano la città di Lucca e arricchiscono la sua campagna. Un bello spettacolo.




Villa Grabau





Ecco le Mura oggi


casa di campagna, vicino a Marlia


ancora le Mura innevate


i campi coperti


una via di campagna, vicino a Marlia


Oliveto imbiancato

E, non ho montato le catene.
Anche perchè quelle che mi avevano venduto non andavano bene!!
Allora, dopo questo giro panoramico, ne ho ricomprate altre. Quelle giuste!
E oggi sono tornata a restituire quelle sbagliate.....
E il benzinaio non ha fatto resistenza: mi ha restituito i soldi!!!
Una cosa è finita bene!!!
Che bella la gente onesta!!!!