Portava spesso una giacchettina verdina con un fazzolettino verde nel taschino e calzoncini corti. Anch'essi verdi. In testa un berrettino verde scuro, per proteggersi dal freddo delle sue campagne.
Viveva in una casetta sulle rive di un fiume, insieme a suo padre, Umberto, e sua madre.
Suo padre gli aveva insegnato a creare tazze di legno, ampolle di vetro, brocche di terracotta, con cui lui amava raccogliere l'acqua del fiume. La portava spesso in regalo ai suoi amichetti e spesso, giocando, gliela faceva bere, dicendogli che era magica.
Un giorno, anche lui la bevve e la sua voce cambiò: divenne roca ed i suoi occhi cominciarono a somigliare a quelli di un pesce. Per questo, gli amici aggiunsero all'altro un nuovo soprannome: Trota.
Il bambino cresceva tra i boschi e le valli, mimetizzandosi tra il verde dei prati.
Un giorno, quando ebbe compiuto i 18 anni, suo padre decise di mandarlo a lavorare in un ufficio per dargli una occupazione. Ma ben presto si rese conto che il ragazzo, forgiato dalla vita verde dei boschi, non aveva un diploma.
Così Umberto chiese aiuto ai folletti dei boschi che lo iscrissero alla loro scuola superiore e, in ben 3 mesi, riuscì a dare la maturità verde in ragioneria, con il massimo dei voti. Il padre ne fu orgoglioso: finalmente suo figlio sapeva far di conto (almeno fino a 10).
Lo spedì quindi all'ufficio e il Trota-Cappuccetto Verde si fece tanti nuovi amici: ballerine, giocolieri, linchetti, volpi.
Ma dopo qualche tempo, si mise in testa di far carriera. Altro problema: ci voleva la laurea.
Ancora una volta intervenne il papi che lo mandò nello stato di Blancania, dove c'era un'Università che si chiamava "Sfera di cristallo".
Cappuccetto Verde partì e, appena arrivato, grazie ad una forte dose di acqua del suo fiume, imparò immediatamente il blancanese, lingua difficilissima.
Il giorno dopo iniziò a frequentare le lezioni all'università e, in un anno, riuscì, sempre con il massiccio aiuto della mitica acqua, a superare 20 esami in blancanese.
Venne il giorno della Laurea e i genitori presenziarono alla cerimonia: la Laurea verde in Economia. Giorno stupendo in cui Cappuccetto ricevette in regalo una macchina verde smeraldo con autista, una casa sull'albero e una ampolla di oro massiccio.
Tornò quindi nel suo paese, con genitori, macchina ed autista.
Lasciò il lavoro in ufficio, tornò nel suo paesello natale, con macchina ed autista, percependo ugualmente il tanto agognato lauto stipendio.
E visse per sempre felice, verde, ricco e contento.
Sei stata brava e anche educata e gentile...Andrebbero bene ...parolacce.Io non ne posso più! Mi viene in mente la poesia Silvia di Leopardi..."Rimembri quel tempo ....sono questi i pensieri le parole le opre di cui cotanto parlammo insieme?" Che delusioni mi ha dato la vita ed ancora di più...le persone!
RispondiEliminaLa poesia appare anche da qualche parte in questo blog, stravolta ed adattata al mondo di Silvio....Vai a cercarla. Anche a me fa molto, molto arrabbiare questa storia e, più che altro, rattrista molto. Se pensiamo che tanti "veri" laureati fanno lavori da fame. Questa è la nostra bella Italia. A presto, Cristina
EliminaChissà quanti altri Trota ci saranno...ma il fatto della laurea forse non ha uguali! Buona domenica, Arianna
RispondiEliminaBrava Cristina! Sembrerebbe quasi divertente...se non fosse una drammatica realtà!
RispondiEliminaCri